Commentario abbreviato:Giona 3:105 Versetti 5-10 C'è stata una meraviglia della grazia divina nel pentimento e nella riforma di Ninive. Condanna gli uomini della generazione dei Vangeli, Mt 12:41. Un grado molto piccolo di luce può convincere gli uomini che umiliarsi davanti a Dio, confessare i propri peccati con la preghiera e allontanarsi dal peccato sono mezzi per sfuggire all'ira e ottenere misericordia. Il popolo seguì l'esempio del re. Divenne un atto nazionale, ed era necessario che lo fosse, se si voleva evitare la rovina nazionale. Anche le grida e i gemiti delle creature brutali per la mancanza di cibo ricordano ai loro proprietari di gridare a Dio. Nella preghiera dobbiamo gridare con forza, con fissità di pensiero, fermezza di fede e affetti devoti. Nella preghiera dobbiamo suscitare tutto ciò che è in noi. Non basta digiunare per il peccato, ma dobbiamo digiunare dal peccato; e, per il successo delle nostre preghiere, non dobbiamo più considerare l'iniquità nel nostro cuore, Sal 66:18. L'opera di un giorno di digiuno non si esaurisce con il giorno stesso. I Niniviti speravano che Dio si sarebbe allontanato dalla sua ira feroce e che così la loro rovina sarebbe stata evitata. Non potevano essere così fiduciosi di trovare misericordia al loro pentimento, come possiamo esserlo noi, che abbiamo la morte e i meriti di Cristo, ai quali possiamo affidarci per ottenere il perdono al momento del pentimento. Non osavano presumere, ma non disperavano. La speranza della misericordia è il grande incoraggiamento al pentimento e alla riforma. Gettiamoci con coraggio allo sgabello della libera grazia e Dio ci guarderà con compassione. Dio vede chi si converte dalle sue vie malvagie e chi no. Così risparmiò Ninive. Non leggiamo di sacrifici offerti a Dio per espiare il peccato; ma un cuore rotto e contrito, come quello dei Niniviti, non lo disprezzerà. Riferimenti incrociati:Giona 3:101Re 21:27-29; Giob 33:27,28; Ger 31:18-20; Lu 11:32; 15:20 Dimensione testo: |